27 febbraio 2015

DON BOSCO E MARIA SS.: "DUE TITOLI: UNA SINTESI" (seconda parte)


Una premessa prima di lasciarvi alla seconda parte di questo testo: nel corso dello scritto di don Juan, si parlerà di un episodio particolare.
Nei tre anni della costruzione della Basilica di Maria Ausiliatrice, Don Bosco cominciò ad essere acclamato in Piemonte e - per la prima volta - anche fuori dal Piemonte come "operatore di miracoli".
La maggior parte di questi fatti soprannaturali e miracolosi si verificavano allorché il santo impartiva la benedizione di Maria Ausiliatrice.
Per questo motivo, come viene precisato in questo scritto, don Bosco - animato da spirito di profonda umiltà - si prese la briga di consultare un teologo, per chiedergli se fosse il caso di continuare a dare la suddetta benedizione e quindi...."farsi scappare" il miracolo.
La risposta fu ovviamente positiva e il nostro santo continuò a "passare beneficando e risanando" (At 10,38) sull'esempio del Divin Maestro.








DUE TITOLI UNA SINTESI (seconda parte)

(Juan E. Vecchi, "Spiritualità Salesiana", pp.226-230, Elledicì, 2001)


2. Il santuario di Maria Ausiliatrice

"Verso il 1862 don Bosco sente la necessità di avere una chiesa più grande.
Quella di cui dispone è troppo piccola per i giovani e i salesiani che ormai si sono moltiplicati a Valdocco.

Un sabato del mese di dicembre - riferisce don Albera - forse il giorno 6, don Bosco avendo finito di confessare i giovani verso le 11 di notte, scese a cena nel refettorio vicino alla cucina.
Don Bosco era soprappensiero.
Il chierico Albera era solo con lui quando don Bosco, ad un tratto, prese a dirgli:

- Io ho confessato tanto e per verità quasi non so che cosa abbia detto o fatto, tanto mi preoccupa un'idea che distraendomi mi traeva irresistibilmente fuori di me.
Io pensavo: la nostra chiesa è troppo piccola: non capisce tutti i giovani oppure vi stanno addossati l'uno all'altro.
Quindi ne fabbricheremo una più bella, più grande, che sia magnifica.
Le daremo il titolo: Chiesa di Maria Ausiliatrice. 

Vede inoltre la convenienza di dare un luogo di culto alla gente dei dintorni perché Valdocco, da periferia quasi rurale, è diventata un quartiere urbano.
E' lo stesso anno dell'incontro di don Bosco con Maria Mazzarello, il lontano inizio dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Allo stesso tempo don Bosco intuisce, ma ancor vagamente, qualche cosa che va un po' più lontano.
E' il momento del consolidamento dell'opera a Valdocco.
La Congregazione, fondata quattro anni prima, ha già un primo nucleo e don Bosco comincia a vederla come una realtà in espansione.
Pensa dunque a un centro reale e simbolico di questa nuova congregazione.

- Sai un'altra ragione per fare una nuova chiesa? Domanda a un altro dei suoi chierici, don Cagliero.

- Penso che sarà la Chiesa madre della nostra futura congregazione, ed il centro dal quale emaneranno tutte le opere nostre a favore della gioventù.

- Hai indovinato. Maria è la fondatrice e sarà la sostenitrice delle opere nostre.

Intanto in Italia si commentano le apparizioni che ebbero luogo a Spoleto, in un momento particolarmente delicato per la Chiesa e il Papa.
Sotto queste tre impressioni: la presenza manifesta di Maria nel popolo cristiano i pericoli della Chiesa, la difficoltà dei tempi, don Bosco sceglie il titolo per la sua chiesa e ne dà le ragioni:

- Finora abbiamo celebrato con solennità e pompa la festa dell'Immacolata ed in questo giorno sono incominciate le prime nostre opere degli oratori festivi.
Ma la Madonna vuole che la veneriamo sotto il titolo di Maria Ausiliatrice.
I tempi corrono così tristi che abbiamo proprio bisogno che la Vergine Santissima ci aiuti a difendere la fede cristiana.

Così don Bosco diventa risolutamente l'apostolo della devozione a Maria Auxilium Christanorum.

La costruzione del tempio è più che un lavoro tecnico, che una preoccupazione per i piani, i materiali e i finanziamenti.
Rappresenta per don Bosco un'esperienza spirituale e una maturazione della sua mentalità pastorale.
Don Bosco si trova attorno ai 45-50 anni, gli anni della sua maturità sacerdotale e della sua assodata proiezione sociale, con alcune opere già organizzate e alrte appena iniziate.
Alla fine della costruzione qualche cosa si è trasformata in lui.
Per quali ragioni?

In primo luogo perché la realizzazione supera l'idea iniziale: da una chiesa per la sua casa, il suo quartiere e la sua congregazione, si sta profilando l'idea di un santuario, meta di pellegrinaggi, centro di culto e punto di riferimento per una famiglia spirituale.
La realtà gli è cresciuta tra le mani.
I problemi economici poi si sono risolti con grazie e miracoli che stimolarono una generosità non calcolata del popolo.
Tutto ciò radico in don Bosco la convinzione che Maria si era edificata la sua casa, che ogni mattone corrispondesse a una grazia.




All'origine del Santuario di Valdocco non c'è, come in altri luoghi mariani, un'apparizione o un miracolo.

Ma il Tempio stesso finisce per essere un luogo e un complesso taumaturgico.

Affermò un sacerdote di quel tempo, un certro teologo Margotti:
- Dicono che don Bosco fa miracoli. Io non ci credo.
Ma qui ne ebbe luogo uno che non posso negare: è questo sontuoso Tempio che costa un milione e è stato costruito in soli tre anni con le offerte dei fedeli.

Durante la costruzione nasce e cresce la fama di don Bosco operatore di miracoli e il suo nome comincia a diffondersi oltre il Piemonte: da un sacerdote conosciuto soltanto nella sua terra, passa ad essere un personaggio simbolo della novità pastorale nella Chiesa.
Egli sente la responsabilità di questa fama di operatore di miracoli e consulta un teologo, Mons. Bertagna, se deve continuare a dare la benedizione di Maria Ausiliatrice! 
La risposta è affermativa.

La costruzione coincide ed è seguita dalla fondazione dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Esse rappresentano l'allargamento del carisma al mondo femminile; così come un'altra fondazione, l'arcionfraternita di Maria Ausiliatrice è, insieme ai Cooperatori, l'estensione verso il mondo laico.
Seguì anche lo sforzo sistematico per le vocazione adulte chiamato Opera di Maria Ausiliatrice.

Senza assolutizzare l'affermazione, si può dire che don Bosco incomincò la costruzione come direttore di un'opera e la finì come capo carismatico di un grande movimento ancora in germe, ma già definito nelle finalità e tratti distintivi; la cominciò come sacerdote originale di Torino e la finì come apostolo della Chiesa, passò dalla città al mondo.

L'opera del Santuario fece emergere nel lavoro salesiano una visione di Chiesa, come popolo di Dio sparso su tutta la terra, in lotta con le potenze del male: una prospettiva che presenterà in un'altra forma nel sogno delle due colonne (1862), rappresentato oggi in una pittura sulla parete di fondo del Santuario.

Scolpì una convinzione nel cuore della congregazione:

- Propagate la devozione a Maria Ausiliatrice e vedrete che cosa sono i miracoli ..."

24 febbraio 2015

COMMEMORAZIONE MENSILE DI MARIA AUSILIATRICE: "DUE TITOLI: UNA SINTESI" (prima parte)


DUE TITOLI UNA SINTESI (prima parte)
(Juan E. Vecchi, "Spiritualità Salesiana", pp.223-226, Elledicì, 2001)


"Le due immagini che più ricorrono e che diedero la fisionomia alla nostra Madonna sono senza paragone Immacolata e Ausiliatrice. 
Infatti l'esperienza spirituale e apostolica di don Bosco ha come tre tappe.


1. L'esperienza oratoriana

In questo ambiente c'è un fatto evidente: Maria è sentita da educatori e giovani come una presenza viva, materna, potente.
I titoli che le si danno è cosa di seconda importanza.
Ma è vero che nel periodo oratoriano domina su tutto la figura dell'Immacolata.
La preferenza di don Bosco per questa immagine proviene dal suo periodo giovanile.
A Chieri l'Immacolata era onorata: la cappella del seminario, dove egli aveva studiato, aveva sull'altare maggiore una immagine dell'Immacolata, davanti alla quale pregava tutti i giorni.
Il culto all'Immacolato Cuore di Maria, dalla Francia si era diffuso in Piemonte.
Si rafforzerà con la dichiarazione del dogma dell'Immacolata Concezione nel 1854 e con le apparizioni di Lourdes nel 1858.
Alcune coincidenze provvidenziali portarono poi don Bosco ad attribuire all'Immacolata un'intercessione particolare negli inizi della sua opera:

- Tutte le nostre grandi iniziative hanno avuto inizio il giorno dell'Immacolata.

Il modello era l'oratorio, 8 dicembre 1841.

L'immagine inoltre rappresenta Maria come vincitrice del male, col serpente sotto i piedi.
Ciò gli ricordava il trionfo della grazia sulle passioni della persona e la vittoria della fede sull'empietà e l'eresia nella storia del mondo.

Nell'oratorio poi nacque la Compagnia dell'Immacolata, che corrisponde a quello che oggi chiamiamo il gruppo di giovani collaboratori.
Fu il seme e la prova della futura congregazione salesiana.
Nove su sedici membri della congregazione salesiana che il 18 dicembre 1869 si radunarono con don Bosco e don Alasonatti (18 in totale erano membri della Compagnia dell'Immacolata.

In questa atmosfera mariana maturarono i temi più importanti dell'educazione dei giovani: la grazia, la purezza, la familiarità col soprannaturale, l'amore a Gesù.
 Si sviluppò anche un insieme di intuizioni sul valore pedagogico della devozione a Maria.
Dobbiamo contare sulla presenza materna e invisibile di Maria nel nostro lavoro.
Ella ama ciascuno, ma specialmente i giovani perché aiuta loro a crescere come ha fatto con Gesù.
E' una verità di fede cristiana, ma vissuta in una maniera non comune e trasferita all'esperienza educativa.

La presenza materna di Maria, sentita interiormente dai giovani, infonde in loro sicurezza e speranze per costruirsi come persone in un momento difficile e delicato della loro vita, a causa dell'instabilità, dello sviluppo corporale, della discussione della fede.
Maria Immacolata come ideale di purezza esercita un'attrazione sui giovani e dà loro il gusto e lavoglia di impegnarsi in progetti nobili.
La pedagogia di don Bosco ha una certa componente estetica.
Sin dall'inizio egli parlò della bellezza della virtù, della religione e della bruttezza del peccato.
Inoltre la devozione  Maria aiuta a familiarizzarsi con le realtà soprannaturali e a sentire Dio un po' più vicino ed incarnato.
Lo si pensa in rapporto con una donna che viene presentata sempre come Madre e come Aiuto nostro.
E' lo stimolo spirituale.
La catechesi oratoriana tendeva dunque a far accogliere e interiorizzare questa immagine fino a penetrare nella vita dei giovani come una garanzia per la perseveranza futura.
A questo tendevano tridui, novene, fioretti, addobi, pellegrinaggi, gite a luoghi mariani.
La tappa oratoriana per don Bosco si estende fino all'organizzazione di Valdocco".