Dal sito "donboscoland" un articolo a cura di don Pierluigi Cameroni:
Pala di Maria Ausiliatrice nell'omonima Basilica di Torino. Tommaso Lorenzone, 1868 |
La pala di Maria Ausiliatrice
Quando Don Bosco tenne la prima seduta col pittore Lorenzone, a cui commissionò la pala per la nuova chiesa di Maria Ausiliatrice, fece meravigliare coloro che erano presenti per la grandiosità delle sue idee.
L’Ausiliatrice a Palazzo Madama
Quando Don Bosco tenne la prima seduta col pittore Lorenzone, a cui commissionò la pala per la nuova chiesa di Maria Ausiliatrice, fece meravigliare coloro che erano presenti per la grandiosità delle sue idee.
Espresse il suo pensiero così: «In alto, Maria Santissima tra i Cori degli Angeli; intorno a lei, più vicini gli Apostoli, poi i cori dei Martiri, dei Profeti, delle Vergini, dei Confessori. In terra, gli emblemi delle grandi vittorie di Maria e i popoli delle varie parti del mondo in atto di alzar le mani verso di lei chiedendo aiuto». Parlava come d’uno spettacolo che avesse già visto.
Lorenzone lo ascoltava senza trar fiato e come Don Bosco ebbe finito: «E questo quadro dove metterlo?».
«Nella nuova chiesa!».
«E crede lei che ci starà?».
«E perché no?».
«E dove troverà la sala per dipingerlo?».
«Ciò sarà pensiero del pittore! ».
«E dove vuole che io trovi uno spazio adatto a questo suo quadro? Ci vorrebbe piazza Castello.
A meno che non voglia una miniatura da guardarsi col microscopio».
Tutti risero. Il pittore colle misure della mano, colle regole della proporzione, dimostrò il suo assunto.
Don Bosco fu un po’ spiacente, ma dovette convenire che il pittore aveva ragione.
Quindi fu deciso che il dipinto avrebbe compreso solo la Madonna, gli Apostoli, gli Evangelisti e qualche angelo.
A piedi del quadro, sotto la gloria della Madonna, si porrebbe la casa dell’Oratorio.
Preso in affitto un altissimo salone del Palazzo Madama, il pittore si mise all’opera: il lavoro doveva durare circa tre anni.
«Un giorno, racconta un prete dell’Oratorio, io entravo nel suo studio per vedere il quadro. Era la prima volta che m’incontravo con Lorenzone.
Egli stava sulla scaletta dando le ultime pennellate al volto della sacra immagine.
Non si volse al rumore che io feci entrando, continuò il suo lavoro, di lì a poco scese e si mise ad osservare come fossero riusciti quei suoi ultimi tocchi.
Ad un tratto si accorse della mia presenza, mi afferrò per un braccio e mi condusse in un punto della luce del quadro e: – Osservi, mi disse, com’è bella! Non è opera mia, no; non sono io che dipingo; c’è un’altra mano che guida la mia.
Ella a quel che mi pare appartiene all’Oratorio.
Dica dunque a Don Bosco che il quadro riuscirà come desidera.
Era entusiasmato oltre ogni dire.
Quindi si rimise al lavoro».
Quando il quadro fu portato in chiesa e sollevato al suo posto, Lorenzone cadde in ginocchio, prorompendo in un dirotto pianto (Memorie Biografiche, IV, 4-5).
Descrizione fatta da don Bosco - “Ma il più glorioso monumento di questa chiesa è l'ancona ossia il gran dipinto che sovrasta all'altare maggiore in coro. Esso è parimenti lavoro del Lorenzone.
La sua altezza è di oltre a sette metri per quattro.
Si presenta allo sguardo come una comparsa di Maria Ausiliatrice nel modo seguente: La Vergine campeggia in un mare di luce e di maestà, assisa sopra di un trono di nubi.
La copre un manto che è sostenuto da una schiera di Angeli, i quali facendole corona le porgono ossequio come loro Regina.
Colla destra tiene lo scettro che è simbolo della sua potenza, quasi alludendo alle parole da Lei proferite nel santo Vangelo: Fecit mihi magna qui potens est.
Colui, Dio, che è potente, fece a me cose grandi.
Colla sinistra tiene il Bambino che ha le braccia aperte offerendo così le sue grazie e la sua misericordia a chi fa ricorso all'Augusta sua Genitrice.
In capo ha il diadema ossia corona con cui è proclamata Regina del cielo e della terra.
Da una parte superiore discende un raggio di luce celeste che dall'occhio di Dio va a posarsi sul capo di Maria.
In esso sono scritte le parole: virtus altissimi obumbrabit tibi: la virtù dell' Altissimo Iddio ti adombrerà cioè ti coprirà e ti fortificherà.
Dall'opposta parte superiore calano altri raggi dalla colomba, Spirito Santo, che vanno eziandio a posarsi sul capo di Maria con in mezzo le parole: Ave, gratia plena: Dio ti salvi, o Maria, tu sei plena di grazia.
Questo fu il saluto fatto a Maria dall'Arcangelo Gabriele quando a nome di Dio le annunziò che doveva diventar Madre del Salvatore.
Più in basso sono i santi Apostoli e gli Evangelisti s. Luca, S. Marco in figura alquanto maggiore del naturale. Essi trasportati da dolce estasi quasi esclamando: Regina Apostolorum, ora pro nobis, rimirano attoniti la Santa Vergine che loro appare maestosa sopra le nubi.
Finalmente in fondo del dipinto avvi la città di Torino con altri divoti che ringraziano la S. Vergine dei benefizi ricevuti e la supplicano a continuare a mostrarsi madre di misericordia nei gravi pericoli della presente vita. In generale il lavoro è ben espresso, proporzionato, naturale; ma il pregio che non mai perderà è l'idea religiosa che genera una divota impressione nel cuore di chiunque la rimiri” (G. BOSCO, Maraviglie della Madre di Dio, invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice, Torino 1868, pp. 127-128).
Lettura della pala
La fama di Tommaso Andrea Lorenzone (1824-1902) è legata soprattutto al quadro dell'Ausiliatrice, dominato dalla figura della Madonna che tiene in braccio il bambino.
Maria è mostrata in piedi e non seduta, come sovente la si vede rappresentata nei quadri quale Madre-Regina che porge il Bambino all'adorazione.
Il Lorenzone, infatti, fa un'altra scelta: Maria è in piedi, in posizione verticale.
Questa «dominante della verticalità», è un simbolo mariano relativo agli elementi messianici e celesti, riferibili all'Immacolata e alla Madre di Dio: luna, stella, aurora, trono, luogo alto e santo, torre di Davide.
La verticalità esprime così l'ascensione verso la sfera divina, in cui la creatura è consacrata a Dio.
Non per nulla, il capo di Maria viene esaltato con la corona.
Solo che nel nostro quadro abbiamo una doppia incoronazione: la corona di stelle e il diadema regale.
Le stelle indicano la vicinanza alla divinità, ed erano già usate nelle civiltà antiche, in Egitto e in Mesopotamia, proprio per il fascino misterioso che scaturisce da esse e per la grandiosa testimonianza che danno al loro Creatore, per la bellezza e per l'insondabile armonia dell'universo, inoltre, stanno anche ad indicare la saggezza e la perfezione (Dn 12,3).
Ma il riferimento più celebre alle stelle poste sopra il capo di una donna, lo troviamo nel libro dell'Apocalisse. «Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle » (Ap 12,1).
Queste dodici stelle hanno alcune possibili interpretazioni.
Possono indicare le dodici tribù d'Israele o anche i dodici Apostoli, col significato della totalità dei redenti che fanno corona alla donna; oppure i dodici segni dello zodiaco, simbolo della perfezione del cosmo che ruota attorno alla donna. Nel nostro quadro le stelle hanno sei punte.
Questo è un attributo mariano, tratto dai sarcofagi dei primi secoli cristiani.
La stella a sei punte, già simbolo della casa di Davide da cui discende il Messia, ci riporta al mistero dell'Incarnazione anche perché costruita con due triangoli intersecati l'uno nell'altro: nell'antichità fu attribuita come simbolo a Maria, luogo d'incontro tra il Cielo e la Terra.
Anche se poco visibili, nell'immagine voluta da Don Bosco, le dodici stelle sono un particolare da non dimenticare, perché è quanto vi rimane dell'iconografia dell'Immacolata; in questo simbolo, il santo volle raccogliere probabilmente la spiritualità legata al dogma appena emanato che, oltre ad essere tipica del tempo, gli apparteneva profondamente.
Egli propose sempre sia la spiritualità dell'Ausiliatrice che quella dell'Immacolata, anche sovrapponendole.
Altri segni presenti nel quadro sono la corona d'oro e lo scettro che indicano la sovranità.
La corona ha acquisito nei secoli un potenziale simbolico intenso, diventando, come attributo del sovrano, immagine del popolo intero e quindi tesoro per eccellenza.
C'erano diversi tipi di corone, tutte segno di dignità e prestigio.
Per quanto riguarda il gesto di incoronare Maria, pur trovando un suo archetipo biblico nell'incoronazione della regina Ester (Est 2,16-18), è soprattutto una tradizione cristiana dei primi secoli, legata al dogma di Maria Madre di Dio, dichiarato dal Concilio di Efeso del 431. Corona e scettro appartenevano al tipo mariano della «Basilissa», l'imperatrice d'Oriente, che fu rappresentata, però, dagli occidentali.
Maria è indicata come una regina adorna dei simboli del potere: è vestita sontuosamente, incoronata, scettrata, del tutto simile nell'abbigliamento e nei gioielli ad una sovrana del mondo.
A Roma, in Santa Maria Antiqua, nel 550, troviamo già un affresco dove gli arcangeli Michele e Gabriele porgono scettro e corona alla Madonna.
Non fu quindi nuova l'idea espressa dalle statue dei pinnacoli della Basilica di Valdocco, dove Gabriele, dalla guglia destra, porge alla Madonna della cupola una corona di alloro, mentre Michele, a sinistra, innalza verso di lei l'asta di cui sventola la bandiera della vittoria. Sia la corona di Maria che quella del Bambino sono sormontate al centro da una stella.
Maria è la Stella Maris, la stella del mare che orienta i naviganti, in tal senso Maria è colei che guida al porto sicuro.
Riferita a Cristo, la stella significa divinità e compimento della salvezza perché Gesù è la «stella del mattino», l'astro che sorge da oriente portando la speranza di un giorno nuovo (Ap 22,16; 2 Pt 1,19).
Anche il bastone prezioso, lo scettro, è insegna regale di potere e di governo.
La simbologia del bastone legata al giudizio e all'investitura dei sovrani è vastissima e trasversale a diverse epoche e culture, ma si riferisce sempre ad un agire effettivo.
È lo strumento attraverso il quale ciò che viene deciso diventa operativo (Es 4,17-20). Questo senso attivo del segno, simbolo di chi compie un'opera, ha particolare significato nell'iconografia dell'Ausiliatrice, la quale si manifesta regina che opera concretamente per il suo popolo.
Nel quadro, dunque, non compare una Madonna estatica e fissa, ma piena di potenza, come Colei che sta per agire, e questo rientra perfettamente nella spiritualità di Don Bosco e nella sua percezione della Vergine come di madre che guida, protegge, addirittura combatte per i figli, accanto ai quali è presente in modo costante (PAOLA FARIOLI, dalla rivista "Maria Ausiliatrice", maggio 2003).
La collocazione di un riferimento topografico, in basso nella composizione, (in questo caso dell’edificio dell’oratorio) è un espediente caro al Lorenzone che lo userà pure nella pala di San Giuseppe.
Don Bosco circa la sua opera a Valdocco era “convinto di una investitura particolare di Dio a favore della redenzione della gioventù” (P. BRAIDO, Don Bosco prete dei giovani nel secolo delle libertà, Roma 2003, p. 13).
Non più dunque gli “emblemi delle grandi vittorie di Maria e i popoli (…) in atto di alzar le mani”, ma l’Oratorio e con essa la moltitudine dei giovani assistiti, quasi a porre l’accento sul fatto che l’opera da lui iniziata era una vittoria di Maria e i giovani assistiti surrogavano “i popoli delle varie parti del mondo”.
Lettura attualizzante
La tela dell'abside, con la bellissima immagine della Vergine, rappresenta tanto l'ecclesiologia come la mariologia di don Bosco: Maria è figura delle chiesa, madre e modello di essa, dove il volto della madre è uguale al volto del Figlio, e dove appare sostenuta da Pietro e Paolo, e circondata dagli apostoli ed evangelisti.
In una parola: una Chiesa apostolica e missionaria.
La Vergine di don Bosco è una Regina, sì, coronata di dodici stelle e vestita di sole, come la Donna-segno dell'Apocalisse, benché non schierata per abbattere i suoi nemici, bensì amorosa, provvidente, con le braccia aperte per donare e offrire suo Figlio.
Il Figlio, da parte sua, secondo le parole di don Bosco: "tiene le braccia aperte, offrendo così le sue grazie e la sua misericordia a chi ricorre alla sua Augusta Madre".
La Vergine di don Bosco "è vestita di sole", piena di potere, perché immersa in quel mare di luce che è Dio, immersa nel mistero della Trinità, che illumina la sua persona e la sua missione.
Così è come la voleva don Bosco e così riuscì a rappresentarla nella tela del Lorenzone, che colmo di emozione esclamò: "Non sono io che dipingo. E' un'altra mano che guida la mia".
La Vergine di don Bosco è immagine della Chiesa, quella celeste che già celebra le nozze dell'Agnello, e quella terrestre che cammina in questo mondo, immersa pertanto nel mistero di Dio e avvolta nella sua luce, però presente nelle nostre vicissitudini storiche, attenta alle nostre necessità, presente e viva nelle nostre famiglie, come in tutte le case salesiane, idealmente rappresentate nella Chiesa di Valdocco, che appare nella parte inferiore del quadro.
E' qui la grande intuizione di don Bosco, che ha unito il titolo di Maria Ausiliatrice e Madre della Chiesa, collocando il ruolo proprio della Vergine nel cuore della missione della Chiesa, che protegge sotto il suo manto tutti i suoi fedeli, li nutre e li fa maturare fino alla pienezza della vita in Cristo.
Questo era ciò che don Bosco voleva offrire ai suoi ragazzi in un momento di profondi cambiamenti d'epoca, caratterizzati dalla nuova situazione sociale e politica, per il passaggio da una società agricola di tipo patriarcale a una nuova società, lanciata in un processo di industrializzazione, che trasformò gradualmente l'ordine sociale: la struttura familiare, il modo di procurarsi i mezzi per la vita, e nella quale, come sempre, i giovani erano quelli che maggiormente ne pagavano le conseguenze, rimanendo nella povertà ed esposti alla perdizione.
Oggi come ieri, oggi come ai tempi di don Bosco, i profondi cambiamenti sociali e culturali in corso stanno avendo un enorme impatto sulla struttura famigliare, sul tessuto sociale, sulla concezione della vita.
La Chiesa, e la Famiglia Salesiana in essa, è chiamata a proporre e ad offrire Gesù e il suo vangelo, come lo fa Maria.
Come don Bosco, noi membri della Famiglia Salesiana, rinnoviamo la nostra vocazione nella chiesa di "pastori dei giovani" con la missione di condurli a Cristo, l'unico che non delude le loro aspirazioni più profonde e appaga la loro fame e sete di vita, di felicità e di amore.
Nella realizzazione di questa missione non siamo soli. Maria ci è stata data come Aiuto potente contro il male nella lotta per la salvezza dei giovani. Ausiliatrice che cura con amore di madre tutti quelli che si incontrano attraversando questo mondo oscuro rappresentato ai suoi piedi
Quando Don Bosco tenne la prima seduta col pittore Lorenzone, a cui commissionò la pala per la nuova chiesa di Maria Ausiliatrice, fece meravigliare coloro che erano presenti per la grandiosità delle sue idee.
L’Ausiliatrice a Palazzo Madama
Quando Don Bosco tenne la prima seduta col pittore Lorenzone, a cui commissionò la pala per la nuova chiesa di Maria Ausiliatrice, fece meravigliare coloro che erano presenti per la grandiosità delle sue idee.
Espresse il suo pensiero così: «In alto, Maria Santissima tra i Cori degli Angeli; intorno a lei, più vicini gli Apostoli, poi i cori dei Martiri, dei Profeti, delle Vergini, dei Confessori. In terra, gli emblemi delle grandi vittorie di Maria e i popoli delle varie parti del mondo in atto di alzar le mani verso di lei chiedendo aiuto». Parlava come d’uno spettacolo che avesse già visto.
Lorenzone lo ascoltava senza trar fiato e come Don Bosco ebbe finito: «E questo quadro dove metterlo?».
«Nella nuova chiesa!».
«E crede lei che ci starà?».
«E perché no?».
«E dove troverà la sala per dipingerlo?».
«Ciò sarà pensiero del pittore! ».
«E dove vuole che io trovi uno spazio adatto a questo suo quadro? Ci vorrebbe piazza Castello.
A meno che non voglia una miniatura da guardarsi col microscopio».
Tutti risero. Il pittore colle misure della mano, colle regole della proporzione, dimostrò il suo assunto.
Don Bosco fu un po’ spiacente, ma dovette convenire che il pittore aveva ragione.
Quindi fu deciso che il dipinto avrebbe compreso solo la Madonna, gli Apostoli, gli Evangelisti e qualche angelo.
A piedi del quadro, sotto la gloria della Madonna, si porrebbe la casa dell’Oratorio.
Preso in affitto un altissimo salone del Palazzo Madama, il pittore si mise all’opera: il lavoro doveva durare circa tre anni.
«Un giorno, racconta un prete dell’Oratorio, io entravo nel suo studio per vedere il quadro. Era la prima volta che m’incontravo con Lorenzone.
Egli stava sulla scaletta dando le ultime pennellate al volto della sacra immagine.
Non si volse al rumore che io feci entrando, continuò il suo lavoro, di lì a poco scese e si mise ad osservare come fossero riusciti quei suoi ultimi tocchi.
Ad un tratto si accorse della mia presenza, mi afferrò per un braccio e mi condusse in un punto della luce del quadro e: – Osservi, mi disse, com’è bella! Non è opera mia, no; non sono io che dipingo; c’è un’altra mano che guida la mia.
Ella a quel che mi pare appartiene all’Oratorio.
Dica dunque a Don Bosco che il quadro riuscirà come desidera.
Era entusiasmato oltre ogni dire.
Quindi si rimise al lavoro».
Quando il quadro fu portato in chiesa e sollevato al suo posto, Lorenzone cadde in ginocchio, prorompendo in un dirotto pianto (Memorie Biografiche, IV, 4-5).
Descrizione fatta da don Bosco - “Ma il più glorioso monumento di questa chiesa è l'ancona ossia il gran dipinto che sovrasta all'altare maggiore in coro. Esso è parimenti lavoro del Lorenzone.
La sua altezza è di oltre a sette metri per quattro.
Si presenta allo sguardo come una comparsa di Maria Ausiliatrice nel modo seguente: La Vergine campeggia in un mare di luce e di maestà, assisa sopra di un trono di nubi.
La copre un manto che è sostenuto da una schiera di Angeli, i quali facendole corona le porgono ossequio come loro Regina.
Colla destra tiene lo scettro che è simbolo della sua potenza, quasi alludendo alle parole da Lei proferite nel santo Vangelo: Fecit mihi magna qui potens est.
Colui, Dio, che è potente, fece a me cose grandi.
Colla sinistra tiene il Bambino che ha le braccia aperte offerendo così le sue grazie e la sua misericordia a chi fa ricorso all'Augusta sua Genitrice.
In capo ha il diadema ossia corona con cui è proclamata Regina del cielo e della terra.
Da una parte superiore discende un raggio di luce celeste che dall'occhio di Dio va a posarsi sul capo di Maria.
In esso sono scritte le parole: virtus altissimi obumbrabit tibi: la virtù dell' Altissimo Iddio ti adombrerà cioè ti coprirà e ti fortificherà.
Dall'opposta parte superiore calano altri raggi dalla colomba, Spirito Santo, che vanno eziandio a posarsi sul capo di Maria con in mezzo le parole: Ave, gratia plena: Dio ti salvi, o Maria, tu sei plena di grazia.
Questo fu il saluto fatto a Maria dall'Arcangelo Gabriele quando a nome di Dio le annunziò che doveva diventar Madre del Salvatore.
Più in basso sono i santi Apostoli e gli Evangelisti s. Luca, S. Marco in figura alquanto maggiore del naturale. Essi trasportati da dolce estasi quasi esclamando: Regina Apostolorum, ora pro nobis, rimirano attoniti la Santa Vergine che loro appare maestosa sopra le nubi.
Finalmente in fondo del dipinto avvi la città di Torino con altri divoti che ringraziano la S. Vergine dei benefizi ricevuti e la supplicano a continuare a mostrarsi madre di misericordia nei gravi pericoli della presente vita. In generale il lavoro è ben espresso, proporzionato, naturale; ma il pregio che non mai perderà è l'idea religiosa che genera una divota impressione nel cuore di chiunque la rimiri” (G. BOSCO, Maraviglie della Madre di Dio, invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice, Torino 1868, pp. 127-128).
Lettura della pala
La fama di Tommaso Andrea Lorenzone (1824-1902) è legata soprattutto al quadro dell'Ausiliatrice, dominato dalla figura della Madonna che tiene in braccio il bambino.
Maria è mostrata in piedi e non seduta, come sovente la si vede rappresentata nei quadri quale Madre-Regina che porge il Bambino all'adorazione.
Il Lorenzone, infatti, fa un'altra scelta: Maria è in piedi, in posizione verticale.
Questa «dominante della verticalità», è un simbolo mariano relativo agli elementi messianici e celesti, riferibili all'Immacolata e alla Madre di Dio: luna, stella, aurora, trono, luogo alto e santo, torre di Davide.
La verticalità esprime così l'ascensione verso la sfera divina, in cui la creatura è consacrata a Dio.
Non per nulla, il capo di Maria viene esaltato con la corona.
Solo che nel nostro quadro abbiamo una doppia incoronazione: la corona di stelle e il diadema regale.
Le stelle indicano la vicinanza alla divinità, ed erano già usate nelle civiltà antiche, in Egitto e in Mesopotamia, proprio per il fascino misterioso che scaturisce da esse e per la grandiosa testimonianza che danno al loro Creatore, per la bellezza e per l'insondabile armonia dell'universo, inoltre, stanno anche ad indicare la saggezza e la perfezione (Dn 12,3).
Ma il riferimento più celebre alle stelle poste sopra il capo di una donna, lo troviamo nel libro dell'Apocalisse. «Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle » (Ap 12,1).
Queste dodici stelle hanno alcune possibili interpretazioni.
Possono indicare le dodici tribù d'Israele o anche i dodici Apostoli, col significato della totalità dei redenti che fanno corona alla donna; oppure i dodici segni dello zodiaco, simbolo della perfezione del cosmo che ruota attorno alla donna. Nel nostro quadro le stelle hanno sei punte.
Questo è un attributo mariano, tratto dai sarcofagi dei primi secoli cristiani.
La stella a sei punte, già simbolo della casa di Davide da cui discende il Messia, ci riporta al mistero dell'Incarnazione anche perché costruita con due triangoli intersecati l'uno nell'altro: nell'antichità fu attribuita come simbolo a Maria, luogo d'incontro tra il Cielo e la Terra.
Anche se poco visibili, nell'immagine voluta da Don Bosco, le dodici stelle sono un particolare da non dimenticare, perché è quanto vi rimane dell'iconografia dell'Immacolata; in questo simbolo, il santo volle raccogliere probabilmente la spiritualità legata al dogma appena emanato che, oltre ad essere tipica del tempo, gli apparteneva profondamente.
Egli propose sempre sia la spiritualità dell'Ausiliatrice che quella dell'Immacolata, anche sovrapponendole.
Altri segni presenti nel quadro sono la corona d'oro e lo scettro che indicano la sovranità.
La corona ha acquisito nei secoli un potenziale simbolico intenso, diventando, come attributo del sovrano, immagine del popolo intero e quindi tesoro per eccellenza.
C'erano diversi tipi di corone, tutte segno di dignità e prestigio.
Per quanto riguarda il gesto di incoronare Maria, pur trovando un suo archetipo biblico nell'incoronazione della regina Ester (Est 2,16-18), è soprattutto una tradizione cristiana dei primi secoli, legata al dogma di Maria Madre di Dio, dichiarato dal Concilio di Efeso del 431. Corona e scettro appartenevano al tipo mariano della «Basilissa», l'imperatrice d'Oriente, che fu rappresentata, però, dagli occidentali.
Maria è indicata come una regina adorna dei simboli del potere: è vestita sontuosamente, incoronata, scettrata, del tutto simile nell'abbigliamento e nei gioielli ad una sovrana del mondo.
A Roma, in Santa Maria Antiqua, nel 550, troviamo già un affresco dove gli arcangeli Michele e Gabriele porgono scettro e corona alla Madonna.
Non fu quindi nuova l'idea espressa dalle statue dei pinnacoli della Basilica di Valdocco, dove Gabriele, dalla guglia destra, porge alla Madonna della cupola una corona di alloro, mentre Michele, a sinistra, innalza verso di lei l'asta di cui sventola la bandiera della vittoria. Sia la corona di Maria che quella del Bambino sono sormontate al centro da una stella.
Maria è la Stella Maris, la stella del mare che orienta i naviganti, in tal senso Maria è colei che guida al porto sicuro.
Riferita a Cristo, la stella significa divinità e compimento della salvezza perché Gesù è la «stella del mattino», l'astro che sorge da oriente portando la speranza di un giorno nuovo (Ap 22,16; 2 Pt 1,19).
Anche il bastone prezioso, lo scettro, è insegna regale di potere e di governo.
La simbologia del bastone legata al giudizio e all'investitura dei sovrani è vastissima e trasversale a diverse epoche e culture, ma si riferisce sempre ad un agire effettivo.
È lo strumento attraverso il quale ciò che viene deciso diventa operativo (Es 4,17-20). Questo senso attivo del segno, simbolo di chi compie un'opera, ha particolare significato nell'iconografia dell'Ausiliatrice, la quale si manifesta regina che opera concretamente per il suo popolo.
Nel quadro, dunque, non compare una Madonna estatica e fissa, ma piena di potenza, come Colei che sta per agire, e questo rientra perfettamente nella spiritualità di Don Bosco e nella sua percezione della Vergine come di madre che guida, protegge, addirittura combatte per i figli, accanto ai quali è presente in modo costante (PAOLA FARIOLI, dalla rivista "Maria Ausiliatrice", maggio 2003).
La collocazione di un riferimento topografico, in basso nella composizione, (in questo caso dell’edificio dell’oratorio) è un espediente caro al Lorenzone che lo userà pure nella pala di San Giuseppe.
Don Bosco circa la sua opera a Valdocco era “convinto di una investitura particolare di Dio a favore della redenzione della gioventù” (P. BRAIDO, Don Bosco prete dei giovani nel secolo delle libertà, Roma 2003, p. 13).
Non più dunque gli “emblemi delle grandi vittorie di Maria e i popoli (…) in atto di alzar le mani”, ma l’Oratorio e con essa la moltitudine dei giovani assistiti, quasi a porre l’accento sul fatto che l’opera da lui iniziata era una vittoria di Maria e i giovani assistiti surrogavano “i popoli delle varie parti del mondo”.
Lettura attualizzante
La tela dell'abside, con la bellissima immagine della Vergine, rappresenta tanto l'ecclesiologia come la mariologia di don Bosco: Maria è figura delle chiesa, madre e modello di essa, dove il volto della madre è uguale al volto del Figlio, e dove appare sostenuta da Pietro e Paolo, e circondata dagli apostoli ed evangelisti.
In una parola: una Chiesa apostolica e missionaria.
La Vergine di don Bosco è una Regina, sì, coronata di dodici stelle e vestita di sole, come la Donna-segno dell'Apocalisse, benché non schierata per abbattere i suoi nemici, bensì amorosa, provvidente, con le braccia aperte per donare e offrire suo Figlio.
Il Figlio, da parte sua, secondo le parole di don Bosco: "tiene le braccia aperte, offrendo così le sue grazie e la sua misericordia a chi ricorre alla sua Augusta Madre".
La Vergine di don Bosco "è vestita di sole", piena di potere, perché immersa in quel mare di luce che è Dio, immersa nel mistero della Trinità, che illumina la sua persona e la sua missione.
Così è come la voleva don Bosco e così riuscì a rappresentarla nella tela del Lorenzone, che colmo di emozione esclamò: "Non sono io che dipingo. E' un'altra mano che guida la mia".
La Vergine di don Bosco è immagine della Chiesa, quella celeste che già celebra le nozze dell'Agnello, e quella terrestre che cammina in questo mondo, immersa pertanto nel mistero di Dio e avvolta nella sua luce, però presente nelle nostre vicissitudini storiche, attenta alle nostre necessità, presente e viva nelle nostre famiglie, come in tutte le case salesiane, idealmente rappresentate nella Chiesa di Valdocco, che appare nella parte inferiore del quadro.
E' qui la grande intuizione di don Bosco, che ha unito il titolo di Maria Ausiliatrice e Madre della Chiesa, collocando il ruolo proprio della Vergine nel cuore della missione della Chiesa, che protegge sotto il suo manto tutti i suoi fedeli, li nutre e li fa maturare fino alla pienezza della vita in Cristo.
Questo era ciò che don Bosco voleva offrire ai suoi ragazzi in un momento di profondi cambiamenti d'epoca, caratterizzati dalla nuova situazione sociale e politica, per il passaggio da una società agricola di tipo patriarcale a una nuova società, lanciata in un processo di industrializzazione, che trasformò gradualmente l'ordine sociale: la struttura familiare, il modo di procurarsi i mezzi per la vita, e nella quale, come sempre, i giovani erano quelli che maggiormente ne pagavano le conseguenze, rimanendo nella povertà ed esposti alla perdizione.
Oggi come ieri, oggi come ai tempi di don Bosco, i profondi cambiamenti sociali e culturali in corso stanno avendo un enorme impatto sulla struttura famigliare, sul tessuto sociale, sulla concezione della vita.
La Chiesa, e la Famiglia Salesiana in essa, è chiamata a proporre e ad offrire Gesù e il suo vangelo, come lo fa Maria.
Come don Bosco, noi membri della Famiglia Salesiana, rinnoviamo la nostra vocazione nella chiesa di "pastori dei giovani" con la missione di condurli a Cristo, l'unico che non delude le loro aspirazioni più profonde e appaga la loro fame e sete di vita, di felicità e di amore.
Nella realizzazione di questa missione non siamo soli. Maria ci è stata data come Aiuto potente contro il male nella lotta per la salvezza dei giovani. Ausiliatrice che cura con amore di madre tutti quelli che si incontrano attraversando questo mondo oscuro rappresentato ai suoi piedi
(Pascual Chávez V., Città del Messico, 17 agosto 2007, V Congresso Internazionale di Maria Ausiliatrice).
Preghiera contemplando la pala di Maria Ausiliatrice
O Maria Ausiliatrice,
Tu, immersa nel mare di luce della Trinità ed assisa sopra un trono di nubi,
Tu, coronata di stelle come Regina del cielo e della terra,
Tu, sostieni il Bambino, il Figlio di Dio, che con le braccia aperte offre le sue grazie a chi viene a te.
Tu, circondata come da una corona umana da Pietro, da Paolo, dagli Apostoli e dagli Evangelisti, che ti proclamano loro Regina.
Tu, unisci il cielo e la terra,
Tu, Madre della Chiesa che sta già nella gloria celeste e della Chiesa pellegrina nel mondo,
rendici costruttori instancabili del Regno, riempici della passione del "Da mihi animas",
rendici segni dell'amore di Dio per i piccoli e i poveri,
proteggici dal nemico e nell'ora della morte guidaci alla gloria eterna.
Amen!
(Pascual Chávez – Rettor Maggiore)
Complimenti vivissimi per questo tuo nuovo impegno. Che Maria, di cui porti il nome, ti sia sempre accanto. Molto bello! Buona continuazione
RispondiEliminaDanila