2 maggio 2014

L'AUSILIATRICE E LA CONCRETEZZA DELLA FEDE prima parte - un testo di don Roberto Carelli -


Non a torto, don Bosco definiva l'Ausiliatrice la Madonna dei tempi difficili: e come non trovare, in questo commento di don Roberto Carelli, quell'insieme di ingredienti che purtroppo sembrano non scadere mai nelle ricette della scristianizzazione della società umana!

Invochiamo Maria Ausiliatrice, affinché sia aiuto nelle "lotte e nelle necessità" cui oggi va incontro il mondo, cui da sempre va incontro il cristiano!


- L'AUSILIATRICE E LA CONCRETEZZA DELLA FEDE -

 di don Roberto Carelli





"Dietro a quel realismo soprannaturale, che faceva riconoscere" a don Bosco "l'efficace presenza di Gesù e di Maria nella sua vita e nella vita della Chiesa, nelle vicende delle persone e dei popoli, vi è una precisa lettura di fede, uno sguardo sulla storia nell'ottica di Dio.
Gli era già chiaro per istinto soprannaturale quello che oggi vediamo nei suoi effetti, e cioè il tentativo culturale di estromettere Dio dalla vita degli uomini.

Egli pensava e agiva da pastore, non da teologo, ma intuiva molto bene l'aspetto perverso del progetto moderno, cioè la pretesa di secolarizzare la religione e di divinizzare l'uomo.
Vedeva lucidamente come la vera minaccia nei confronti della fede non fosse tanto la negazione di Dio, e la squalifica della religione, ma la pretesa di confinare la fede in Dio nella coscienza soggettiva e di rendere la religione irrilevante nella coscienza civile.
In tale ottica Dio c'è, ma non c'entra, riguarda l'intimità dell'anima, non la vita pubblica; e la religione è ammessa come un fatto personale, ma non si legittima nello spazio civile.

Non a caso, la cultura laica del suo tempo si mostrava a particolarmente allergica a tutto ciò che di soprannaturale accade nella storia: ciò che essa non sopportava non era tanto l'idea di Dio, quanto la realtà di Dio; non la credenza in Dio, ma la sua presenza; non la razionalità di un Principio primo, ma la storicità dei suoi interventi, non il Logos inteso come modello ideale delle cose, ma proprio Gesù, cioè il Logos fatto carne.

In effetti, nella Scrittura si apprende che la figura dell'Anticristo è non tanto colui che nega l'esistenza di Dio, ma colui che non riconosce il mistero della sua Incarnazione: Molti sono i seduttori che sono apparsi nel mondo, i quali non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore e l'anticristo! (2Gv 7)
Da qui tutta la serie di operazioni culturali tese a scristianizzare la società, operazioni solitamente diaboliche anche nel senso letterale del termine, ossia tese a dividere ciò che Dio tiene e vuole unito: separare Dio da Cristo, Cristo dalla Chiesa, la storia di Gesù dalla narrazione dei Vangeli, la fede del cuore dalla pratica dei Sacramenti, la religiosità dalla moralità, il piano dei principi dal piano dei fatti, e così via.

Don Bosco si accorgeva, e con lui le migliori intelligenze cattoliche dell'epoca, che il progetto secolaristico veniva concretamente realizzato mediante divaricazioni e capovolgimenti.
Più in concreto, l'eliminazione pratica di Dio veniva operata confondendo ciò che è oggettivo con l'empirico e ciò che è soggettivo con l'arbitrario: in questo modo la libertà venica separata dalla verità, e l'uomo perdeva ogni criterio di riferimento logico ed etico.
Progressivamente, il carattere autenticamente spirituale della religione e il carattere realistico della fede venivano sottilmente screditati.

Si comprende allora che quando Don Bosco raccomandava la Comunione e la Confessione frequenti, la partecipazione alle Processioni e la recita del Rosario, come anche l'impegno a diffondere la buona stampa, non vi era in lui alcunchè di bigotto.
Al contrario, vi era una precisa consapevolezza culturale e una precisa strategia pastorale: quella di contrastare l'evaporazione di Dio nel mondo delle idee e l'emarginazione del culto dalla sfera civile.

Per don Bosco la religione non è solo sentimento, ma anche appartenenza, non solo credenza soggettiva, ma verità assoluta.
Per lui la fede è vita di fede: una vita affidata, confidente, fiduciosa, una vita che non separa la fede e la carità, la devozione e l'operosità.

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